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La via dei Tre Bicchieri

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Le colline del Canavese possono riservare piacevoli sorprese ai turisti in cerca di avventure enoiche fuori dai tracciati abituali. La zona di produzione dei vini di Caluso e Carema non solo è un territorio affascinante e ricco di storia, ma una realtà vitivinicola che di anno in anno sta raggiungendo una maturità qualitativa di tutto rispetto. Prova ne sono le prestigiose segnalazioni delle Guide dedicate al vino, su tutte quella dei Vini d’Italia 2013 del Gambero Rosso che premia ben cinque aziende con il suo riconoscimento più ambito: i Tre Bicchieri.


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Un elemento di cui andar fieri, date le ridotte dimensioni del territorio e la scarsa superficie vitata, che sui monti di Carema è detta viticoltura “eroica” perché nel corso dei secoli i vignaioli, con immenso lavoro e dedizione, hanno dovuto terrazzare gli scoscesi declivi e far arrampicare le viti su pergole di legno e pietra.

Il nostro viaggio alla scoperta dei migliori bicchieri dell’Alto Torinese comincia da San Giorgio Canavese, qualche chilometro a Nord di Caluso. La città si adagia alle pendici della fascia collinare che chiude a Sud l’anfiteatro morenico di Ivrea, lungo la vasta piana originata dal torrente Orco. 

Il paese è dominato dall’imponente Castello di San Giorgio appartenuto ai conti di Biandrate. Originario del X secolo e restaurato nel Settecento secondo il gusto dell’epoca, oggi è stato trasformato in albergo, ristorante e cornice per eventi e banchetti. Il castello è visitabile da maggio a settembre nei giorni festivi.

La nostra prima degustazione è da Orsolani, imprescindibile punto di riferimento per i vini di Caluso. La storica azienda, con oltre un secolo di attività, è stata premiata per l’Erbaluce Caluso Docg La Rustìa 2011 con i Tre Bicchieri del Gambero Rosso, ma vanta altre prestigiose etichette. Come il Sulè Caluso Passito Doc del 2005, Tre Stelle sulla Guida I vini di Veronelli 2013. Lasciando San Giorgio Canavese, consigliamo una visita al Museo Nossì Ràis  (“Nostre Radici”), con la sua imponente collezione di documenti della cultura materiale di questi luoghi.

Sulla strada per raggiungere Ivrea, le etichette da non perdere si trovano ad Agliè e Piverone. Il primo è il paese dove Guido Gozzano, celebre poeta crepuscolare, aveva la sua casa di campagna Il Meleto (visitabile tutti giorni tranne il lunedì e il venerdì), il cui pacchiano salotto venne descritto nel componimento l’Amica di Nonna Speranza (ricordate «le buone cose di pessimo gusto»?). Mentre il secondo è un borgo medioevale non distante dal Lago di Viverone e dominato alle spalle dalle alture della Serra Morenica di Ivrea.

Ad Agliè (dove merita una visita il favoloso castello secentesco) in frazione San Grato si trova l’Azienda Agricola Cieck, new-entry nel club dei Tre Bicchieri con il suo Erbaluce di Caluso Passito del 2006. Le uve di erbaluce, attentamente selezionate, vengono appese per quattro mesi su telai di legno, in modo da avere una certa areazione che eviti le muffe. A Piverone, il consiglio è quello di assaggiare l’Erbaluce di Caluso Le Chiusure 2011, vinificato dalla Cantina Favaro: «L’Erbaluce ai massimi livelli», come descritto dalla Guida del Gambero.

Abbiamo finora esplorato la parte bassa del Canavese assaggiando i suoi bianchi: ora è arrivato il momento di dirigerci a Nord, per scoprire i vigneti aggrappati alla roccia che producono il Carema Docg, nato da uve nebbiolo come i suoi parenti Barolo e Barbaresco. Tappa finale del nostro viaggio è la Cantina dei Produttori di Nebbiolo Carema, che raccoglie oltre ottanta viticoltori che conferiscono qui le loro uve lavorate esclusivamente a mano. Prima di osservare gli straordinari vigneti di questa zona, consigliamo una sosta a Ivrea, presso l’Azienda Agricola Ferrando, sinonimo di Carema di qualità da oltre un secolo. La Guida del Gambero assegna Tre Bicchieri al loro Carema Etichetta Nera del 2008: «Una magnifica struttura caratterizzata da avvolgente tannicità e profumi complessi di tabacco e genziana».

Ivrea meriterebbe da sola un itinerario, ma sulla via dei Tre Bicchieri dobbiamo procedere verso Carema per la nostra ultima degustazione. Arrivando in questo piccolo paese sul confine con la Valle d’Aosta, fatevi stupire dall’architettura delle sue vigne. I terrazzamenti scavati nella roccia e delimitati da chilometri di muretti a secco, le viti costruite su pergole di legno montate su pilastri di pietra grezza, scale e viottoli: tutto concorre a creare un paesaggio unico nel suo genere. Il nebbiolo coltivato da queste parti, chiamato picutendro in dialetto patois, è un vitigno prezioso perché raro: ne rimangono solo 20 ettari e l’abbandono dei vigneti, purtroppo, procede inesorabile, anno dopo anno.

Assaggiare un vino della Cantina dei Produttori è allora un piacere duplice: non solo aiuta a valorizzare il territorio, ma il Carema Etichetta Bianca Riserva del 2008 è un “imperdibile” Tre Bicchieri, consigliatissimo agli appassionati di nebbiolo. Dulcis in fundo, il prezzo: potete portarvi a casa una bottiglia con meno di 15 euro.

Ultima modifica: Mercoledì, 10 Aprile 2013 00:16
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