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Tutti (o quasi) gli uomini del Lessona

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Assaggiare un vino dopo aver parlato con chi lo produce, aver camminato nelle cantine e aver compreso la storia della terra su cui cresce la vite lascia a sensi e papille un sapore più intenso. È l’esperienza che ho fatto con il Lessona, in occasione della manifestazione "I colori del vino”. Ve li presento: ecco gli “uomini del Lessona”


Non c’era uno sguardo che non abbia trasmesso energia, forte passione, vitalità: sono gli sguardi dei viticoltori lessonesi che hanno partecipato a I colori del vino, imperdibile appuntamento per conoscere i vini dell’Alto Piemonte che si tiene ogni anno verso la seconda metà di maggio. È l’energia di uomini che coltivano la vite in un territorio costantemente minacciato dalla grandine, ma è soprattutto l’energia di chi s’impegna per riportare questa terra biellese a ciò che prima della grande industrializzazione tessile: una terra di vino. Ecco allora con due colpi di pennello gli uomini del vino di Lessona: conosceteli insieme a noi.

Luca De Marchi, viticoltore filologo

“Questa zona ha fatto la storia scientifica dell’enologia. Qui si è studiato come combattere la filossera, qui, alla Cantina Sociale di Oleggio, si scrivevano pubblicazioni di grande spessore, qui è vissuto il primo ampelografo della storia mondiale, il conte di Rovasenda; la sua collezione c’è ancora, nella zona fra Candelo e Mottalciata, ed è tuttora insuperata”. Nelle parole con cui Luca De Marchi apre la sua Proprietà Sperino si vede l’orgoglio di chi conosce a fondo il terreno su cui pesta i piedi: non solo nella composizione e nell’esposizione, ma nelle radici, nella storia.

Una storia che Luca ha recuperato dalla biblioteca di famiglia e da cui ha ricavato le indicazioni per un recupero totale e filologico della grande tradizione enoica altopiemontese. Un approccio da studioso (De Marchi, non a caso, è laureato in filologia romanza) che si traduce nella qualità dei suoi vini: la cernita viene fatta a mano, il riempimento delle botti è tutto per caduta, la fermentazione in tino aperto è spontanea, senza lieviti: “Noi vendemmiamo tardi, quindi l’uva è fredda, 4-5°. Non usando lieviti abbiamo 10 giorni di macerazione a freddo, e poi la fermentazione parte da sola, lentissima, e dura per parecchio tempo”.

Sella, Clerico e gli altri: i “fantastici 8”

Parlando di Sperino non si possono non nominare gli altri due “capofila” dei lessonesi, Tenute Sella e Massimo Clerico. I Sella producevano vino nel 1671 e continuarono a produrlo, anche quando i contadini diventavano operai, Massimo Clerico è stato il primo ad avere la denominazione del Lessona nel 1976. Dopo di loro sono venuti Pietro Cassina, Villa il Bramasole, La Prevostura, Mazzucchelli, Mino Barale.

“Sperino, Sella e Clerico rappresentano il Lessona dell’alta gamma e dell’export; poi ci sono gli altri, molti dei quali preferiscono differenziare e aggiungere all’alta gamma linee di buona qualità ma a prezzi più contenuti. Io sono per questa linea: non voglio dire a chi ha comprato il vino direttamente in cantina per anni che ora deve spendere dieci euro in più”. Non ha dubbi Carlo Colombera di Cascina Cottignano, produttore di Bramaterra e Coste della Sesia e futuro produttore di Lessona. Il figlio Giacomo, sguardo deciso, idee chiare in testa, ha appena fondato la “Colombera & Garella” insieme a Cristiano Garella, l’enologo con cui le Tenute Sella hanno segnato numerosi goal negli ultimi anni, ora non più alle loro dipendenze per un drastico cambio di direzione.

È il sistema di esportazione e di commercio che impedisce al Lessona di essere conosciuto nel territorio, o ancora c’è una cultura del Lessona che va diffusa in modo più capillare? Senza andare a fondo nella questione, è vero però che nei ristoranti e trattorie di cui la zona è piena le etichette locali non sono le prime proposte e c’è una certa fatica nel trovarle: ben vengano perciò iniziative come “I colori del vino”, che vanno in netta controtendenza.

Il Lessona e i suoi uomini: come leggere Tolstoj

Lo sguardo vivace e simpatico di Massimo Clerico; l’affetto con cui Ermidio di Betta parla della sua vigna di mezzo ettaro (è il più piccolo produttore di Lessona), una terza figlia dopo Linda e Sara; l’amore per il territorio di Giancarlo Graziola, che si esprime non solo nella viticoltura e promozione del vino, ma anche nell’attività politica e nella ricerca storica; l’entusiasmo che accende il volto di Ermanno Mino, sommelier alla guida della manifestazione: questi tratti degli uomini lessonesi hanno dato sapore alla degustazione alla cieca di Lessona 2009, tenuta alla Prevostura, azienda vinicola e agriturismo. A guidare l’assaggio, un capotavola d’eccezione formato da Enzo Vizzari, Antonio Paolini, Giancarlo Gariglio e Giovanni Negri. Il responso generale è stato favorevole: alcuni vini sono più ambiziosi e immaturi, c’è la voglia di emergere, ma c’è la territorialità, si sente un filo conduttore: tutti promossi e” nessun voto inferiore all’83” ha commentato Paolini.

Assaggiare un vino dopo aver conosciuto e parlato con chi lo produce è un’esperienza molto soddisfacente, perché ai suggerimenti dei sensi si aggiungono le note emotive delle parole e del volto di chi si è incontrato.

Cosa ci portiamo a casa noi da questa esperienza lessonese? Che i vini sono come i libri, ci sono quelli più facili, che si possono affrontare in qualsiasi condizione e stato d’animo, si fanno bere bene, scivolano via e scompaiono senza lasciare traccia. Il Lessona è come Tolstoj: non si capisce subito, bisogna tornarci su più e più volte, sfogliarlo a ripetizione. Ma una volta affrontato, una volta capito, lascia una bella traccia di sé, e una sicura soddisfazione.

I Lessona DOC 2009 – degustazione in occasione di I colori del vino. Tra virgolette, i commenti degli illustri ospiti.

Lessona DOC 2009 Villa Il Bramasole

“Legno”. Buoni profumi e un sentore di liquirizia all’odore, una punta di frutta secca.

Lessona DOC 2009 Massimo Clerico

“Rettilineo”. Più acido e agrumato del primo, ha un deciso retrogusto di frutta bianca.

Lessona DOC 2009 La Badina

“Rustico, di fretta”. Forte e robusto, si presenta leggermente aspro.

Lessona DOC 2009 Pietro Cassina

“Si fa bere con piacere”. Ha un bellissimo colore rosso rubino, al gusto è molto corposo.

Lessona DOC 2009 Tenute Sella

“Esile e piccante”. Il più profumato, è leggero, aromatico e speziato.

Lessona DOC 2009 La Prevostura

“Bel lungo, ambizioso”. Gradevole e tannico quanto basta -- > Bel lungo / Ambizioso

Lessona DOC 2009 Proprietà Sperino

“Molto giovane e di grande equilibrio, ma come un telefono occupato”. Forte nei tannini, ritorna il gusto di frutta, stavolta rossa.

Giovanni Negri: "L’Alto Piemonte è la culla del Nebbiolo”

Alla degustazione di Lessona è seguita una conversazione su questo "nebbiolo delle nebbie" insieme a Giovanni Negri, che fu segretario del partito radicale e che ora è scrittore e viticoltore di Barolo in Serradenari. Eccone un brevissimo estratto. "Quando è mancato mio padre ho ereditato una proprietà fra La Morra e Barolo. Pensavo di venderla poi sono caduto nelle braccia del vino, e ora produco Barolo di montagna in Serradenari. Sono scrittore per dare senso a certe domande che mi attanagliano. E da viticoltore, una cosa che mi sono sempre chiesto è: è stata piantata la cosa giusta nel posto giusto, o tutto è frutto del caso? Questa domanda mi ha turbato e mi ha portato alla genetica applicata al vino. BNelle mie ricerche ho scoperto che il Nebbiolo rimane un vitigno misterioso, i suoi protogenitori non sono chiari. Ma una ricerca di Anna Schneider rivela che il Nebbiolo è un vitigno pedemontano, se non di montagna; è figlio di padre valtellinese e madre ignota, ma molto probabilmente altopiemontese. Ecco perché l'Alto Piemonte è candidato ad essere la culla del Nebbiolo".

Ultima modifica: Giovedì, 05 Giugno 2014 11:51
Elisa Vimercati

"Dalla Brianza con furore". nasce ad Albiate e ha una gemella. Trapiantata in territorio biellese dal 2012 si è innamorata del Piemonte. Editor e web writer per un editore milanese dal 2010, nell'ultimo anno ha fatto una totale immersione nel copywriting, nel web e nel social media marketing: cosa nascerà dal mix? "Tante belle cose", dice lei. Chiedetele di scrivere e ne sarà felice. Ama il cibo, le chiacchiere e il buon vino: il suo preferito è l'Erbaluce di Caluso (ehssì).

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