Erbaluce di Caluso, istruzioni per un uso più (o meno) consapevole
- Scritto da Elisa Vimercati
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Era il vino preferito dello scrittore Mario Soldati e può essere uno dei vostri migliori compagni durante i pasti. Ecco alcuni suggerimenti per gustarlo al meglio, con semplicità e un tocco di ironia...
Voglio raccontarvi dell’Erbaluce di Caluso, di una simpatica degustazione avvenuta alla Festa dell’Uva, ma soprattutto di come trattare al meglio questo vino bianco fra i primi in Italia ad aggiudicarsi il riconoscimento DOC nel 1967 (segue nel 2010 il DOCG, che trasferisce l’Erbaluce nell’ “Olimpo dei vini di assoluta qualità” – parola di Sergio Tronzano, Presidente Consorzio di Tutela Vini Caluso, Canavese e Carema).
Capita anche a te di amare un vino e gustarlo… “a caso”?
A me sì. L’Erbaluce di Caluso è uno dei vini che preferisco e in questo sono in buona compagnia: per Mario Soldati era “il più amato tra tutti i vini bianchi secchi”. Spesso ho un po’ maltrattato questo vino, con affetto, come fanno i bambini piccoli nello strattonare il gatto di casa. L’ho gustato a tutte le temperature e in tutti gli abbinamenti possibili: con lasagne o pasta al tonno, perfino col mais… gli intenditori perdonino. Nonostante questo, l’Erbaluce resisteva e anche negli strampalati abbinamenti conservava un che di fresco e gioioso. Lo gustavo dopo una giornata stressante: un bicchiere di Erbaluce mi dava scioltezza e un piacevole guizzo agli angoli della bocca, scioglieva le preoccupazioni... Allora mi sono detta: "Dati i sui pregevoli servizi, perché non dare all’Erbaluce più attenzione? Ed ecco l'occasione: una tappa alla sua casa natia di Caluso durante la Festa dell’Uva. Lì dovevo andare.
Guardo il programma e scelgo “Degustazioni e abbinamenti”, una serata a cura della Confederazione Italiana Agricoltori e in collaborazione con UIR (Unione Italiana Ristoratori) e ONAV (Organizzatore Nazionale Assaggiatori di Vino). Luogo: il chiostro dei Frati Francescani Minori in Piazza Mazzini. Se è aperto, andate in questo chiostro seicentesco col bicchiere in mano e rilassatevi per almeno 15 minuti: vi farà bene.
Una lezione di “assaggi meditati”: poco e piano è meglio
All'interno del chiostro ci viene consegnato un piatto di salumi e formaggi e insieme il bicchiere da degustazione… il mio ha avuto vita breve: mai infilarlo in borsa, rischiate di sedervi sopra, col risultato di avere pezzettini di vetro infilati ovunque e dito insanguinato di corredo.
Abbinamento numero uno, tomino fresco con salsa verde ed Erbaluce della cantina La Campore, azienda vitivinicola di Caravino in attività dal 1973. Il salto di qualità che cercavo è presto fatto e l’abbinamento è ottimo. Consiglio se vi apprestate a fare questo abbinamento: non eccedete, un tomino con salsa verde basta e avanza. Per un disguido ai tavoli me n’era stato dato un secondo, e io non dico mai di no… be’, quel secondo boccone mi è costato, perché il sapore dell’Erbaluce era sparito.
Faccio passare del tempo per smaltire e arriva l’abbinamento numero due: Erbaluce dell’Azienda Agricola Picco, cantina calusiense dalla storia illustre con numerosi premi per l’Erbaluce e l’Erbaluce passito. Lo accompagno a una scelta di salumi locali, dal sapore non troppo forte e dalla pasta morbida, che non facciano a pugni con i profumi del vino.
Chiedo consiglio al sommelier ONAV che mi stava servendo il vino: come degustarlo al meglio? Mi fa chiudere gli occhi e annusare lentamente… io, che sono vorace e bevo e inghiotto a velocità folli, in questo chiostro seicentesco imparo la meditazione e il raccoglimento. Apro gli occhi e noto a destra una scalinata con davanti un cancello: la Scala del Paradiso? Non lo so, forse può attendere.
Fine della degustazione, ma non della Festa: all’Erbaluce mancava ancora da accompagnarsi con uno dei suoi (per me) migliori amici: il fritto di pesce. Quello che ho mangiato era eccellente: con una sottilissima impanatura, croccante e per nulla unto, in bocca accoglieva il vino con un abbraccio felice.
Tornando a casa mi sono mentalmente segnata le lezioni imparate, ma visto che la mia memoria cede presto le scrivo qui…
- Bevilo fresco: 10°C che fanno la differenza.
- Bevilo lento: chiudere gli occhi e annusare non è un vezzo ma il modo migliore per gustarlo.
- La salsa che visse due volte? No grazie. Non coprite l'Erbaluce con gusti troppo forti, ma lasciate che i sui profumi con un abbinamento più "gentile".
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Elisa Vimercati
Chi è Elisa Vimercati? Dalla Brianza con furore.Nasce ad Albiate e ha una gemella. Trapiantata in territorio biellese dal 2012 si è innamorata del Piemonte. Editor e web writer per un editore milanese dal 2010, nell'ultimo anno ha fatto un'immersione nel copywriting, nel web e nel social media marketing:cosa nascerà dal mix? "Tante belle cose", dice lei. Chiedetele di scrivere e ne sarà felice. Ama il cibo, le chiacchiere e il buon vino: il suo preferito è l'Erbaluce di Caluso (ehssì).