Sant'Anna dei Bricchetti: nuovi vini che richiamano il passato
- Scritto da Stefano Busca
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In Italia le tradizioni e le leggende del passato vanno di pari passo con la quotidianità. Sant'Anna dei Bricchetti, fondata nel 2012, è una cantina che opera di recente in una terra dove si vinifica da secoli. Tuttavia il suo legame con il territorio e la sua storia sono profondi.
Ruggero and Orsetta Lenti, fondatori e proprietari della cantina Sant’Anna dei Bricchetti, non provengono da una famiglia di vignaioli, dove, come spesso accade in Piemonte, le successive generazioni subentrano in modo naturale alla vinificazione paterna. Tuttavia, la gastronomia ha fatto parte delle loro vite da ben 30 anni, e com’è noto cibo e vino sono le due facce della stessa medaglia, quella di un buon pasto.
Prima che la loro strada si incrociasse con quella del vino, nel 1985 Ruggero Lenti era entrato nell’attività di famiglia: Lenti una delle più importanti compagnie produttrici di prosciutto cotto presenti in Piemonte. Ma, lui e sua moglie condividevano l'amore per i vini del Monferrato e decisero di seguire questa passione comune. Trovarono anche il terreno perfetto per dare inizio al loro sogno, ma non era ancora pronto per i loro progetti.
Il passato rievocato e la scoperta di una leggenda
I Lenti trovarono in vendita la cascina perfetta, su una collina a Costigliole d’Asti, circondata da vigneti e con una vista incredibile. Il casale tuttavia necessitava di una mano capace ed amorevole che lo riportasse al suo splendore. Infatti un altro acquirente l’avrebbe demolito e ricostruito da zero. Fortunatamente la cascina finì nelle mani di chi sapeva apprezzarla.
Questa costruzione del XIX secolo, è nota come la Cascina del Culunel, la Cascina del Colonnello. Quello che si sa sul Colonello in questione è poco, ma pare fosse un eccezionale fantino. La sua personale attrezzatura da cavallo, in pelle, è rimasta intatta dopo essere stata sepolta per anni sotto la polvere e gli oggetti appartenuti alle generazioni successive. Passeggiando per la casa, attualmente in fase di restauro, scopriamo altre sfumature della personalità del Colonnello grazie alle parole di Orsetta che ci mostra le diverse stanze: una luminosa cucina, una libreria su due piani che si addice ad un grande amante dei libri, e come naturale stanze e cantine con il soffitto a volta dove degustare e conservare i vini.
I muri sono stati restaurati in modo da lasciare parti della vecchia edificazione in mostra, ricordando a chi vi risiede attualmente coloro che l’hanno abitata in passato. Orsetta nutre una grande curiosità per la storia della cascina ed ha scavato in profondità nelle leggende sul Colonnello che costruì questa casa. Tuttavia ancora molto rimane da scoprire.
Il Monferrato in due uve
Il rinnovo della proprietà è stato duplice: mentre la cascina necessitava un vigoroso restauro, i vigneti richiedevano la cura tenera e amorevole che ha chi ama questa terra ed i suoi vini.
Il territorio del Monferrato si trova a sud-est di Torino, nelle province di Asti ed Alessandria, tra il fiume Po e le montagne dell’Appennino ligure. Il suo nome è frutto di un’altra leggenda: nel settimo secolo, al principe dei Franchi, Aleramo, furono promesse tutte le terre che sarebbe riuscito a percorrere in sella al suo cavallo senza mai fermarsi. Egli segnò quel territorio con dei mattoni (mun) utilizzati per ferrare (frà) i cavalli. Leggende antiche e recenti si intrecciano continuamente nel Monferrato.
I Lenti coltivarono i loro 5 ettari con soli due vitigni: moscato e barbera. Volevano concentrarsi sulle due uve che avevano reso celebre il Monferrato, e da quelle due varietà oggi producono ben sette vini. Di cui un Moscato secco- scelta insolita poiché il Moscato è tradizionalmente un vino dolce e frizzante.
Il terreno è stato ciò che ha convinto i Lenti ed i loro collaboratori – l’agronomo Piero Roseo e gli enologi Claudio Dacasto e Giuliano Noè – a fare questa scelta. La composizione calcareo-sabbiosa di queste terre conferisce ai vini piacevolezza ed aromi eleganti, che il loro Moscato secco esprime alla perfezione.
Camminando tra i filari, si distinguono due tipologie di terreno: quella fertile di argilla rossa che trattiene l’umidità nei vigneti più vecchi e quella friabile e secca ricca di gesso tra le viti più giovani. Orsetta ci ha indicato dei grandi frammenti di gesso che sporgevano dalla terra, lucenti sotto il sole del pomeriggio. Alcuni erano così grossi che sporgendo dal terreno sembravano la cima di un iceberg.
La Fortuna di una dimenticanza
“Ci siamo dimenticati di vendemmiare sette filari quest’anno” ci racconta Orsetta. Sotto il sole meraviglioso che il Monferrato riceve nel mese di settembre, i grappoli dimenticati avevano iniziato ad appassire sulle viti. Per pura fortuna si trattava di moscato, perfetto per produrre un aromatico passito. “ Ho sempre desiderato fare un passito, ma non era mai il momento giusto”. Ora, sembra che il destino abbia deciso per lei; infatti è proprio così che vuole chiamare il suo passito: “Destino”. Quando ha tolto alcuni acini che avevano iniziato a marcire, è bastato toccarli per farli cadere; ma la maggioranza dell’uva era sana e simile alla sultanina - proprio come dovrebbero essere le uve che appassiscono sulle viti.
Per fare un passito non basta lasciare le uve sulle viti, racconta Orsetta. Le condizioni metereologiche devono essere ottimali (infatti non lo si può produrre tutti gli anni) altrimenti le piogge e l’umidità farebbe ammuffire l’uva. I tralci vengono recisi di modo che al grappolo non arrivi più nutrimento e possa iniziare ad essiccare. L’uva perdendo l’acqua ed esposta ai raggi del sole diventa sempre più dolce e gli aromi si concentrano. Ne abbiamo assaggiato alcuni acini ed erano incredibili– un esplosione di miele e i tipici aromi del Moscato di fiori e pesche.
Un Futuro che prende forma dal passato
Certo la realtà di questa cantina è piccola, avendo solo 5 ettari di vigna. Ma quello che sta compiendo è molto più grande. L’Italia è legata fortemente al suo passato; in un paese dove ogni regione sembra un mondo a se stante, è la sua storia che funge da filo conduttore lungo tutto lo stivale.
Ripercorrere e riscoprire le proprie radici può essere molto faticoso, ma ciò che se ne trae, anche in termini di patrimonio culturale, è molto più grande.
Sant'Anna dei Bricchetti
santanna-dei-bricchetti.it
Strada dei Bricchetti 11, 14055 - Costigliole d’Asti
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+39 3484420363
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