Govone
- Scritto da Roberta Bertero
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Se si potesse disegnare una forma geometrica per racchiudere il Roero, Govone rappresenterebbe uno dei vertici più estremi dell’ipotetica figura. Terra di confine, a metà strada tra Alba e Asti, nella sua parte più alta, dove sorge il castello, diventa un ottimo palchetto reale di un teatro all’italiana, da cui ammirare la sinistra Tanaro e la Langa astigiana.
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Prima di arrivare al castello, il paese va colto nella sua interezza, guardandolo da lontano come si fa con le opere impressioniste. Punto di vista privilegiato può essere la frazione San Pietro: da quella posizione, il concentrico di Govone appare come disegnato apposta per mettere in evidenza il castello, circondato dalle fiamme verdi del parco. Attraversando la frazione si intuisce che il territorio govonese è essenzialmente agricolo, con colline pettinate a vigneto che permettono la produzione di Barbera (che rappresenta i tre quarti delle vigne del paese), Arneis, Nebbiolo, Bonarda e Favorita. Il paesaggio appaga la vista, anche perché è ancora nascosta la valle del Tanaro, imbruttita da numerosi capannoni. A San Pietro si potrà fare tappa “rifornimento” nell’azienda a conduzione familiare Maria Cantamessa: tra le tante sfiziosità formato barattolo da non perdere la cognà e le pesche sciroppate al Roero Arneis.
Il primo ristorante che si incontra sul cammino, invece, non offre un assaggio del Roero, ma della Sardegna, da cui due o tre volte la settimana arriva pesce fresco. Un piccolo ristorante, con una ventina di coperti, un servizio accurato e un’atmosfera intima, il simbolo di come Govone sappia anche stupire. Il San Pietro, dove vi accoglieranno i fratelli Mo - Flavio, lo chef, e Franco, direttore di sala - è il primo champagne bar in Italia e ha l’esclusiva per il Mumm Perrier-Jouët. I clienti possono decidere di farsi aprire le bottiglie con la spada da sabrage e poi portarsi a casa il tappo in sacchettini di seta. Altra cucina d’eccellenza è quella dello chef Pier Bussetti con il suo Al Castello di Govone, che si trova in uno spazio d’eccezione nel centro del paese: le ex scuderie del maniero da poco ristrutturate.
La valorizzazione del castello è in corso da anni, specie da quando nel 1997 è stato inserito tra le residenze sabaude piemontesi che l’Unesco ha collocato nella lista del patrimonio artistico mondiale. Visitare il Castello, con il parco all’inglese che lo avvolge a nord e a ovest e il giardino pensile con fontane e aiuole a est, è tappa irrinunciabile, che porta indietro nel tempo. Si avvertono gli stessi silenzi tanto amati dal re Carlo Felice di Savoia, che per le sue estati prediligeva questa residenza e lì prese decisioni importanti. Parco e viale sono ancora oggi punti di incontro fondamentali per la popolazione locale: ogni mercoledì c’è il mercato, che si sta ingrandendo sempre più, e ogni anno si tiene una celebre fiera zootecnica. All’interno del castello le sale più interessanti sono quelle cinesi, sul lato nord-ovest, tappezzate con una rara carta da parati di provenienza orientale.
La vita sociale della comunità è indissolubilmente legata a castello e parco, come testimoniato anche dai prodotti enogastronomici. La cantina Produttori di Govone, 200 soci residenti nel comune, realizza bottiglie con etichette sabaude e regala ai suoi clienti visite al castello. Non legata al passato glorioso di Govone, ma attenta al recupero e alla valorizzazione del territorio, è invece l’azienda Maurizio Ponchione. Il suo ciabòt Bricco degli Albazzi, in cima a una collinetta presente sulla strada che dal paese prosegue verso San Martino, è un palcoscenico naturale tra i filari di nebbiolo e di barbera, dove si possono anche prenotare degustazioni. Da quella posizione è possibile ammirare, oltre al castello, la collina di frazione Craviano con la bianca chiesetta addossata al convento fatto costruire da Carlo Felice e un tempo collegato tramite una galleria sotterranea al castello. Ora è diventata la Collina degli Elfi: numerosi volontari stanno lavorando al restauro del convento e si stanno preparando ad accogliere bambini in remissione dal cancro, gli stessi che, insieme con le loro famiglie, cercheranno di riprendere una vita serena e di tornare a sorridere.