MeGa, le menzioni del Barolo e del Barbaresco presentate al Congresso Nazionale dell'Ais 2014
- Scritto da Erika Mantovan
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Nella splendida cornice di Torino e dei palazzi storici, a fine novembre, è andato in scena Wine to Magic, una tre giorni dedicata a uno dei mondi che più amo… quello della Langa, del vino dei Re, il Re dei vini: il Barolo. Ma vi confesso che perdo la testa anche quando si parla di Barbaresco...
Sabato 22 novembre, l'Associazione Italiana Sommelier insieme al Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco, in occasione del Congresso Ais 2014, hanno scelto le sale del Teatro Carignano per presentare ufficialmente il progetto MeGa.
MeGa? Se in Francia grazie a Napoleone è dal 1855 che si parla del concetto di classificazione dei terreni e di crus, in Italia nella zona vitivinicola neo promossa a Patrimonio UNESCO si arriva solo oggi ad avere una mappatura precisa e chiara della zona di pregio adibita alla produzione dell'uva nebbiolo, pardon prima Barbaresco poi Barolo.
Il disciplinare recita che per le Menzioni Geografiche Aggiuntive si ha «la possibilità di utilizzare nomi geografici corrispondenti a frazioni, comuni o zone amministrative della zona di produzione dei vini DOCG e DOC a condizione che ci sia espressamente una lista positiva dei citati nomi geografici aggiuntivi nei disciplinari di produzione di cui trattasi ed il prodotto così rivendicato sia vinificato separatamente».
Queste sottozone sono a catalogo a partire dall' annata 2007, per quanto concerne il Barbaresco, con il 53% delle etichette che proporranno, a partire da quest'anno, 66 MeGa mappate. Si può dire quindi che ad oggi il 95% delle aziende rivendica almeno una menzione con una media di 2 per azienda.
Per andare nei dettaglio, nel mondo Barbaresco la più grande sottozona è Canova mentre la più piccola, una delle più preziose è Rabaja -Bas.
Per Barolo non si possono non citare Ravera, Roggeri, Cannubi o Boschis e per Barbaresco, Ronchi, Giacosa e Montersino. Per il Barolo a partire dalla vendemmia 2010 – l’ultima in commercio - sono 181 le MeGa che troveremo tra le varie etichette.
La nascita delle MeGa
La prima etichetta con l’indicazione «Cannubi» è del 1752 e appartiene all’azienda Manzone Giovanni di Bra: prima di Cavour, della «Bela Rosin» e di Louis Oudart. E Cannubi già all'epoca dettava legge in termini di qualità.Il primo personaggio della Langa che tentò la mappatura delle sottozone fu il geometra Lorenzo Fantini nel 1879 ma è solo grazie a Domenico Giavazza nel 1904, fondatore della Cantine del Barbaresco e “creatore” dell'omonimo vino, che si deve una prima mappa con le prime 22 aree del comune di Barbaresco e ben 46 per il Barolo, in cui Treiso già compariva come sottozona.
Le prime etichette con i nomi dei comuni risalgono agli anni '60, ma prima di questa “innovazione” la Langa ha dovuto compiere un salto di paradigma nel modo di fare vino e di fare il Barolo. I grandi produttori acquistavano le uve, le vinificavano per poi apporre il proprio nome (marchio noto e conosciuto) in etichetta. Solo più avanti, i produttori più lungimiranti, coadiuvati dall'aiuto degli enologi, compresero quale fosse il valore della zona di origine e delle loro uve. Da quel momento si incominciò a vinificare separatamente e inserire la menzione geografica come indicazione aggiuntiva e quindi simbolo di maggior pregio.
A metà degli anni '70 con la mappatura di Renato Ratti delle zone di Barbaresco e di Barolo, si è tentato di elaborare una prima timida classificazione dei terreno alla borgognona, indicando una decina di comuni. Questo lavoro, ripreso da Slow Food negli anni '90, è stata un' ottima base per arrivare alla classificazione di 120 sottozone a Barolo e 56 a Barbaresco.
Sul finire degli anni '90, con la nascita dell' "Atlante delle etichette", si contavano 200 etichette di Barolo e 80 di Barbaresco. Da qui la confusione e incongruenza comunicativa fu tale da spingere il Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco a prendere in mano la situazione per "fare ordine". A fianco dei nomi geografici delle zone storiche si erano aggiunti troppi nomi di fantasia che non avevano una valenza geografica storica reale. Al fine di preservare la Langa e l'unicum di un luogo, una collina, un vino, si doveva tracciare una nuova rotta che portasse al raggiungimento della mappatura dell' intera area.
La «strada è stata tutta in salita ma ne è valsa la pena», ha detto il presidente del Consorzio Barolo e Barbaresco Pietro Ratti. Per mappare un luogo e “assegnarlo” a un determinato produttore questo deve essere proprietario di un quantitativo maggiore o uguale a 3 ettari di terreno esteso e sviluppato su una superficie continua. Tali requisiti consentono l'indicazione in etichetta della zona di origine: la MeGa, che, da oggi, con la commercializzazione dell'annata 2010 diventa una menzione di valore legislativo oltre che qualitativo!
Tirando le somme, oggi si contano 181 MeGa del Barolo e 66 del Barbaresco.
La App delle Mega
In questo mondo in cui a volte si perde il contatto con la realtà (e dico solo a volte perché nel settore vino la visita nel territorio e in cantina vale più di mille recensioni, foto e post), non poteva mancare una App realizzata dalla Oikos di Alba, che consente di “surfare” tra le vigne del Barolo.
Fruibile negli store Apple e Windows la “Barolo Official Map” e la “Barbaresco Official Map” contengono le cartografie delle due Docg in cui in pratica si potrà direttamente dal proprio tablet o smarthphone scoprire da quale collina arriva un determinato vino che stiamo degustando o che abbiamo ricevuto in regalo o ordinato al ristorante… della serie :"cose dell'altro Barolo!"
Un grazie personale e un plauso va sicuramente al brillante giornalista Alessandro Masnaghetti, autore delle mappe! Mappare il territorio significa certificare al degustatore che il prodotto nasce e arriva da una determinata zona. Un' indicazione a conferma della filiera produttiva che oltre ad essere un atout diventa un orgoglio per i produttori e per i consumatori.
Per concludere, sicuramente scaricherò le App e per curiosità le userò…ma la visita con passeggiata tra i filari e degustazione in cantina tra i tonneau non me la toglie nessuno ed è solo così che si comprende perché il Barolo è il Re dei vini.
Erika Mantovan
Sono fedele in amicizia e spontanea nel raccontare me stessa e le mie passioni, come quella che ho per il vino in tutte le sue sfaccettature. Viaggiare, innamorarsi e raccontare dei terroir scoperti è ciò che considero la mia linfa vitale. Ogni cru, produttore e vino sono un momento di apprendimento e crescita da condividere con chi come me, ama bere il buon vino ed essere curioso, degustando nuove esperienze.
Website: e-wineandmore.blogspot.it