Non è un Piemonte per cicloturisti
- Written by Gabriele Pieroni
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- Published in La pancia del popolo
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Il turista in bici, questo sconosciuto. Nel Piemonte del vino che vuole aprirsi al turismo di qualità, che cerca nuove strade per mescere vino e cultura, bellezze paesaggistiche ed eccellenze gastronomiche, le due ruote sono come la parrucca di Cook per gli aborigeni.
Accaniti ciclisti, non sappiamo aprire le nostre strade al turismo a pedali. Folli amanti dei Giri d’Italia su cui investiamo risorse eccezionali (ricordate gli investimenti fatti per la tappa Barbaresco-Barolo?), non riusciamo a far girare chi in Italia non ci vive. Dobbiamo ammetterlo in maniera trasparente: il cicloturismo non è (ancora) un’offerta convincente in Langhe, Roero, Monferrato, Alto Piemonte, Gavi e Tortonese o Canavese, con qualche eccezione per Torino che, attraverso esperienze quali i Royal Bike Tour, cerca di metterci una pezza.
Queste considerazioni giungono in seguito a due letture. Un intervento di Elio Sabena, presidente di Trekking in Langa, sul magazine Idea di settembre 2014. E l’ennesima notizia “senza notizia” sulle discussioni attorno alla trasformazione dell’ex Ferrovia Alba-Canelli, in una grande “eno-pista” ciclabile: discussioni che continuano a ribadire le buone intenzioni di Amministrazioni e Regioni, senza che, in due anni, sia stata prodotta una vera “pedalata in avanti”.
Elio Sabena raccontava una sua esperienza a La Morra. Incuriosito da un numeroso gruppo di ciclisti stranieri, aveva scoperto che alloggiavano al Boscareto e che scorrazzavano per le Langhe nei migliori resort della zona accompagnati con i bagagli da un pulmino targato Back Roads, una delle più importanti realtà di turismo sportivo al mondo.
Effettuando anche io qualche ricerca, ho scoperto che un viaggio del genere, considerando alberghi, servizi, affitto delle bici da corsa e spostamenti, può tranquillamente arrivare a sfiorare i mille euro al giorno. Mille euro spesi sul territorio!
Nell’articolo, Sabena aggiungeva che un’agenzia come Back Road poteva organizzare anche quindici tour all’anno formati almeno da venti persone. Facciamo un calcolo approssimativo. Venti turisti a mille euro al giorno per una settimana di permanenza fanno 140 mila euro. Cifra che possiamo moltiplicare per quindici, il numero medio dei tour annuali. Risultato: 2 milioni e 100 mila euro. Con le dovute trattenute alla fonte, c’è solo una cosa da dire: alla faccia!
Il cicloturismo organizzato è una pratica sportiva onerosa. Non stiamo parlando di chi carica armi e bagagli sulla bici e compie chilometri e chilometri in sella al suo mezzo, alloggiando in ostelli e B&B. Ma di quel turismo sportivo i cui protagonisti sono persone dalle enormi possibilità di spesa, che alla bici (da corsa), abbinano le migliori esperienze ricettive, che pranzano in ristoranti stellati, che affidano i dettagli del proprio viaggio ad agenzie esclusive, che cercano uno shopping di qualità non meno che eccelente.
Eppure, questo turismo così esclusivo – a cui i territori del vino, da sempre dichiarano di puntare – nelle colline del vino è uno dei più snobbati. Vi viene in mente il nome di un’agenzia italiana che organizza questo tipo di tour (non andate a cercare su Google)? Conoscete percorsi cicloturistici dedicati, coerenti ed attrezzati per chi vuole pedalare sulle colline in tutta sicurezza? Percorsi che uniscano le diverse zone del vino, le città di cultura ed arte, le bellezze paesaggistiche (non vale dire il nome di una statale a caso)? Ricordate l’ultima rastrelliera per biciclette o area di sosta transennata, con fontana e pannelli turistici che avete visto percorrendo uno dei meravigliosi percorsi fra le vigne?
Ed ecco che giungiamo allo spunto offerto dal secondo articolo qui citato. Fra Langhe, Astigiano e Monferrato, fra le zone che più di ogni altre rappresentano le eccellenze dei territori riconosciuti Patrimonio dell’Umanità, esiste la più incredibile opportunità di creare un percorso cicloturistico di altissimo livello. Un percorso articolato, dalla lunghezza apprezzabile, in grado di collegare i centri principali di queste zone. Un percorso sul quale cui da anni si sentono promesse e impegni da ogni parte: tutti lo vogliono, nessuno lo realizza.
Stiamo parlando del percorso ciclabile che potrebbe collegare Alba, Canelli e Asti sull’ormai defunta strada ferrata. Una via di oltre 70 chilometri, la maggior parte dei quali pianeggianti e di facile percorrenza, quindi adatti anche ai non professionisti. Cercate di immaginare: imbracciando la biciletta ad Alba, potrei raggiungere Barbaresco, Neive, Castagnole Monferrato. E poi Santo Stefano Belbo, Canelli, Nizza Monferrato. Oppure proseguire accanto al Tanaro per decidere se andare a Costigliole a San Damiano e, infine, raggiungere Asti.
In una giornata di pedalate gusterei le meraviglie dei paesaggi cuore dell’Unesco: i grandi vini delle Langhe, il Barbaresco, le Cattedrali Sotterranee e le colline del moscato, le Barbera e le specialità monferrine delle colline di Nizza.
Infine, immaginate se il percorso continuasse con un collegamento da Alba a Barolo e infine da Alba a Bra (costeggiando il Tanaro). Allora, riuscire ad unire tutte le colline del Sud Piemonte e tutti i territori Unesco in un solo, grande itinerario. Che avrebbe il vantaggio di essere percorso da turisti di medio alto livello, disponibilissimi a fermarsi nei punti di ristoro e di accoglienza. In più, un turismo ecologico, sostenibile, altamente gratificante, che valorizza quanto già esiste senza consumare territorio.
Mi chiedo cosa ancora ci trattenga dal realizzare questo progetto.
Cover Photo: Michael Coghlan Creative Common License
Gabriele Pieroni
Scrive di cultura e cibo, meglio se cibo culturale o cultura edibile. Adora il Kebab (ebbene sì!) nella sue innumerevoli varianti. Per lui il vino è prima di tutto un alimento, e come tale deve essere beverino, fresco, piacevole e soprattutto, sano. Chi lo conosce sostiene che vorrebbe essere in grado di scrivere una Grande Narrazione. Per ora si accontenta di diventare un buon giornalista, un ottimo gourmet e un piacevole commensale. Per Wine Pass cura i contenuti del web e collabora alla stesura del Magazine cartaceo. Seguimi su Twitter: @gapieron
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